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Foglie e rametti

Di ritorno dalla battuta di caccia al cervo
un cavaliere portò il suo trofeo
nelle cucine del castello
dove mani sapienti
infarcirono la preda
di foglie e rametti di salvia
e ora al fuoco del tronco di un’antica quercia
preparavano il cibo
per un banchetto regale

la dama del castello
aveva resistito alla sua corte
alle sue poesie
alle canzoni scritte per lei
alle vittorie nelle disfide cavalleresche
ma ora forse non avrebbe resistito
a un cibo così prelibato
a una preda catturata solo per lei
cucinata solo per lei
servita solo per lei
al lume di una sola candela

la bella assaporava
la tenera carne del cervo
e come la candela
i suoi occhi si scioglievano
negli occhi del cavaliere
ormai convinto
che quella notte lei
sarebbe stata
la sua dolce e docile preda

ora nella camera verde
nella torre più alta del castello
lui accarezzava
la carne bianca della sua dama
illuminata soltanto dal chiaro di luna
ma dopo mille e mille e mille baci
il profumo delle piante di salvia sul davanzale
che si mescolava
al sudore della sua pelle tormentata
da mille battaglie
gli fece capire che in realtà
non era lei
ma lui stesso la preda
il cervo cacciato

la nobile dama
gli aveva regalato l’ illusione
di essere il grande cacciatore
di cervi e di donne
ma ora
perdutamente innamorato
e prigioniero di lei
non sarebbe più riuscito a fuggire
da quella prigione di gambe e di braccia
bianche come la luna